Ci sono storie, donne e vini che spesso lasciano dentro una impronta così forte da spingerci sui propri passi e riflettere su quanto queste vite (sì anche il vino o è!) possano dare. Donatella Cinelli Colombini racchiude nel suo operato e nel suo racconto proprio questo: riesce a trasmettere l’entusiasmo e di certo i timori superati nel dare vita all’Associazione tutta rosa di cui gode il mondo del vino. Chiacchierare con lei è stata un’esperienza totalizzante e di sicuro ne usciamo ricchi e ebbri di orgoglio: L’Associazione Nazionale Le Donne del Vino nasce nel 1988 con l’obiettivo di promuovere la cultura e la conoscenza del vino; guardando indietro e, perché no, anche avanti, resta soprattutto un atto di grande coraggio in un mondo ancora oggi fatto perlopiù da uomini.
Quali sono i principi, le sfide che hanno fatto nascere l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino?
“L’Associazione nasce per promuovere il ruolo delle donne nel mondo e nella cultura del vino.”
Ruolo delle donne ovvero ostacolo? Quali sono stati gli ostacoli più grandi da affrontare e quali quelli oggi superati?
“Il vino è un mondo maschile, basta leggere la Bibbia! Si parla di 8000 anni di attività molto fisica gestita da uomini molto robusti. Troviamo le donne occupare ruoli importanti nel mondo del vino solo in epoche recenti, basta pensare che fino all’esordio del 1900, le donne ancora avevano difficoltà a mostrare di bere in pubblico. Anche se in epoche più lontane ci sono state donne che hanno rivoluzionato l’enologia: Veuve Cliquot che di fatto inventa lo Champagne moderno. Tutt’ora le discriminazioni di opportunità e di salario permangono. Le donne dirigono grossomodo il 28% delle imprese agricole con vigneto e cantina di queste sono più presenti nelle aziende piccoline e meno numerose e influenti nelle aziende più grandi, mentre sono al 24, 8% nella impresa commerciale al dettaglio di vino (percentuale che si riferisce alla titolarità dell’azienda) e anche qui calano quando le aziende sono più grandi. Questi sono dati scientifici della CRIF specializzata nella business information. La punta massima della rilevanza donne nel settore commerciale e produttivo vino è in Asia: Denis Cosentino, insegnante di enologia in Cina, mi riferiva che i suoi studenti sono quasi tutte donne, mentre in Giappone il concorso del vino più importante è con giuria interamente femminile. Questo vuol dire che c’è una grande avanzata delle donne in ogni settore. A fronte di questo, permangono delle enormi difficoltà di carriera e di retribuzione.”
Cosa hanno di diverso le cantine dirette da donne?
“Dai dati a disposizione emerge che hanno, rispetto alla media nazionale, più vocazione ai vini di alta qualità nazionale DOC e DOCG, hanno percentuali più alte di rispetto ambientale, hanno più vocazione all’export, in più sono più terzializzate (hanno annessi agriturismi, eccetera).”
Oggi il vino preferito dalle donne resta quello di più facile beva?Possiamo affermare che con la specializzazione e la formazione, nonché approfondimento sul vino, le donne iniziano a preferire vini strutturati?
“Bisogna fare due distinzioni: una cosa è il professionista; hanno pubblicato, su Wine Economics, uno studio riguardante i giudizi dati alla cieca di giurati donne e uomini sul vino e i risultati affermano che i giudizi sono uguali. In sede tecnica, stando ai dati, le donne hanno più talento, soprattutto nel naso e arrivano agli stessi giudizi degli uomini, nella valutazione, sono però un po’ più severe. Per quanto riguarda i consumi, la situazione è completamente diversa: le donne hanno un gusto che le spinge a prediligere vini più armonici senza elementi amari e con una grande ricchezza aromatica, cosi come il vino scelto deve essere bello, deve cioè avere una bella bottiglia. Detto questo, bisogna capire perché e come le donne scelgono il vino: l’elemento che emerge su tutti i fronti è che la donna è un consumatore infedele, ama sperimentare e cambiare spesso e preferisce una testimonianza diretta del vino, lasciandosi influenzare dal sommelier o dal produttore che ha davanti.”
Come lo sceglie il vino, la donna?
“L’uomo che sceglie il vino per il suo capo pensa: «Questo vino è abbastanza caro per lui?», la donna pensa: «Gli piacerà?». C’è anche da considerare anche che le donne ritengono gli uomini astemi meno sexy!”
Lei è anche produttrice di Montalcino. Come nasce la sua cantina?
“Nasce nel 1998 quando mia madre decide di dare l’azienda di famiglia a mio fratello. Io chiesi l’opportunità di dare vita a un mio progetto, così i miei mi diedero due parti dell’azienda di famiglia, una a Montalcino e una al sud della Toscana. C’erano tanti investimenti da fare e per aiutarmi mia madre mi dette una piccola quantità di brunello di diverse annate in botte. Avevo bisogno di un cantiniere, io sono una storica d’arte in origine! Chiamai così alla scuola di enologia di Siena per chiedere uno studente da assumere. Mi dissero che ci volevano anni per prenotarlo, ma quando chiesi una studentessa mi diedero una lista di nove ragazze. Mi resi conto che la discriminazione era sotto ai miei occhi e decisi di fare una cantina di sole donne per dimostrare che la discriminazione è dannosa. In 20 anni esportiamo in 38 Paesi del mondo e i giudizi sui nostri vini sono eccellenti e stiamo aprendo in certi settori nuove vie verso il futuro.”
Cosa è il vino per lei?
“Una passione. È tra i prodotti della Terra il più nobile e versatile. Una vendemmia è come una sinfonia di Beethoven, ogni annata è come il Direttore d’Orchestra, non può stravolgerla, ma può interpretarla ogni volta in maniera diversa. Il Vino segue la civiltà dell’ uomo e per questo fa parte della sua cultura.”