Fiore, il primo compleanno della cucina “Flexiteriana”

Se si scrive un articolo su un locale che propone cucina flexiteriana, non si può che iniziare spiegando il significato di questa parola. Essa è la sintesi di altri due termini, flexible (flessibile) e vegetarian (vegetariano), e sta quindi ad indicare una filosofia focalizzata su uno stile nutrizionale che non abbraccia una rigida regola ma una tendenza salutare e gustosa.

Introduzione necessaria quindi per potervi parlare della mia cena da “Fiore”, ristorante ubicato in via Boncompagni, a pochi metri da via Veneto, e che ha da poco festeggiato il primo anno di attività introducendo alcune novità nel menu. Avevo già visitato il locale nei primi giorni di apertura, trovandolo interessante ma un po’ acerbo (giustamente), in piena evoluzione. Ci sono tornato pochi giorni fa, e dopo aver riscontrato pochissimi cambiamenti per quel che concerne gli arredi, il design e gli spazi dedicati alle cucine, ho notato alcune importanti variazioni in tavola.

Spazio ad alimenti vegetali o di origine vegetale senza escludere quelli di origine animale, per un mix dal grande potenziale, se utilizzato nel modo giusto. La serata concede un po’ di tregua grazie ad un piacevole venticello e quindi opto per la terrazza: un bellissimo spazio, in una zona che di sera è fortunatamente esente dall’eccessivo passaggio di auto, e quindi anche uno spazio aperto in pieno centro può donare momenti di piacevole relax.

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In tavola viene servito il cestino del pane ed uno con delle chips ottenute lavorando zucchine e peperoni, un pochino sapide, ma sfiziose da mangiare in apertura di cena. Le accompagno con un Franciacorta buon ma che probabilmente aveva bisogno di esser servito un po’ più freddo. Si parte con un “Tacos di mais con pomodoro, anguria, cetriolo e mela” davvero buono, croccante, con una farcia fresca ed estiva. La portata successiva è probabilmente la più interessante della serata, “Pizza e fichi”, un fondo di stracciatella con fichi, fegato di coniglio e palline di pizza fritta, un piacevole gioco di contrasti di consistenze e sapori, che probabilmente con un minimo di stracciatella in meno ed un pochino di fegato in più avrebbe raggiunto l’equilibrio perfetto, ma comunque un piatto da provare.

E’ poi arrivato il turno del piatto che mi aveva più incuriosito leggendo il menu: “Animelle, ciliege e gelato alla senape”, piatto che con delle animelle leggermente meno cotte sarebbe stato semplicemente perfetto: dolce, amaro, freddo, caldo, cremosità, parte piccante, non mancava assolutamente nulla.

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Mi è poi stato servito “Maccarello Zen”, un risotto Casina Oschiena con maccarello, yogurt e salsa teryaki, caratterizzato da un equilibrio precario: assaggiando tutti gli ingredienti assieme, in un sol boccone, il gusto era piacevole, altrimenti risultava eccessivamente sapido a causa della salsa, che sovrastava un po’ gli altri elementi.

In chiusura spazio al pesce, con il “Rombo, tarassaco, pinoli e olive taggiasche”, piatto veramente buono, ottima la cottura del pesce, intrigante la salsa di tarassaco, ideale l’abbinamento con olive e pinoli, il tutto presentato con una porzione abbondante e golosa.

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Titoli di cosa affidati naturalmente al dessert, con una carrellata di dolci vegani e crudisti, che sinceramente non mi hanno emozionato: poco riconoscibile la cheese cake, un po’ “sabbioso” il tiramisù, buoni invece i tartufi, che ho mangiato con piacere. Un percorso che posso comunque definire interessante, alcuni piatti ed abbinamenti molto riusciti, altre soluzioni che probabilmente hanno bisogno di aggiustamenti; una cucina, quella proposta dallo chef Matteo Cavoli, completa, leggera, che da grande spazio a pesce e verdure, il tutto su una terrazza che merita una visita.

Chef Matteo Cavoli
Chef Matteo Cavoli