Presentato questa mattina presso l’Hotel Quirinale, in via Nazionale a Roma, il Rapporto 2017 Ismea – Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG. Un documento che, come spiega Raffaele Borriello – Direttore Generale Ismea – offre annualmente una “fotografia complessa e complessiva del settore agroalimentare, settore che sta dando da anni risultati importanti e positivi, sia sul fronte interno, sia soprattutto sul fronte internazionale”.
Con ben 818 prodotti riconosciuti, tra food e wine, (di cui 4 nel 2017) il nostro Paese conserva infatti il primato a livello mondiale e guida la classifica con un valore della produzione aumentato, nel 2016, di oltre il +6% ed un fatturato all’export che cresce allo stesso ritmo. Dato che ci fa capire come “la politica europea sta capendo l’importanza del settore agroalimentare”.
Sul fronte estero ci sono stati infatti risultati di grande importanza per quanto riguarda il settore dell’enogastronomia italiana, segno di come il Made in Italy si stia rafforzando nel mondo in maniera forte e vera. I dati riportati all’interno del rapporto evidenziano che il 22% del fatturato italiano dell’esportazione all’estero è infatti attribuita al settore agroalimentare, il cui valore è aumentato di ben il 70% nel corso degli ultimi anni.
L’iconografia sulla ricaduta economica delle filiere DOP IGP sui territori di produzione mostra per ognuna delle 20 regioni italiane l’impatto economico del settore Food (in verde) e del settore Wine (in rosso). Tutte le regioni contribuiscono al settore della qualità certificata anche se rimane ancora una sostanziale differenza fra Sud e Centro-Nord.
Questo settore non ha risentito in alcun modo degli effetti della crisi economica grazie ad una maggiore maturità nella scelta e nell’utilizzo della materia prima nella ristorazione italiana e, soprattutto, grazie alle numerose performance positive sui mercati mondiali.
I dati evidenziano inoltre come il bacino di domanda delle eccellenze agroalimentari nostrane, e quindi di IG, è tendenzialmente in crescita a livello globale, sebbene si debba scontrare con la crisi dell’attuale modello di globalizzazione e con i nuovi aspetti internazionali, tra i quali troviamo la questione della Breaksit.
In chiusura Raffaele Borriello ha voluto evidenziare come “le caratteristiche qualitative del made in Italy, e delle IG in particolare, consentano alle sue eccellenze di imporsi sui mercati mondiali e di sfruttare una domanda di qualità in espansione, ma lo rendono anche vulnerabile alla concorrenza sleale delle imitazioni e delle contraffazioni”, discorso in linea con quanto raccontato successivamente da Giovanni Selvaggi, rappresentate del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP. In questo quadro, i prodotti IG hanno bisogno di un mercato aperto. Che non significa un libertismo selvaggio, dove vince la legge del più forte e prevale la corsa al ribasso, bensì un mercato aperto equo e corretto, in cui perseguire due obbiettivi: difendere il mercato interno dalla concorrenza sleale, e riconoscere, valorizzare e proteggere le nostre eccellenze alimentari sui mercati esteri.
L’ultimo intervento è stato invece quello di Maurizio Martina – Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali – il quale, in conclusione, ha affermato che: “Il sistema delle Indicazioni Geografiche è un pilastro del nostro modello agroalimentare. In questi anni abbiamo avuto un ruolo guida in Europa e nel mondo proprio per affermare il diritto alla tutela dei marchi geografici. E i risultati parlano chiaro: in 10 anni abbiamo quadruplicato l’export, raddoppiato il valore della produzione, aumentato i produttori coinvolti. Dietro una DOP o una IGP ci sono le storie dei nostri territori, del saper fare italiano amato e imitato nel mondo. C’è soprattutto futuro. Per questo vogliamo continuare a rafforzare i prodotti di qualità, puntando su internazionalizzazione e formazione. A chi propone dazi e barriere, rispondiamo che servono regole giuste in mercati aperti. Soprattutto per le piccole e medie imprese che danno vita alle nostre IG. L’obiettivo invece è dare loro più opportunità, facendo crescere la competitività delle produzioni difendendole dalla contraffazione. La lotta al falso cibo ci vedrà sempre in prima linea, perché togliere spazi all’italian sounding significa portare valore ai nostri agricoltori, allevatori, artigiani del cibo.”.