Metti che Roma si espanda e grazie alla cultura del cibo cominci a conquistare degli avamposti nelle periferie, metti che in uno dei quartieri di quella periferia, tra la via Prenestina e la via Casilina, comincino ad affermarsi e a farsi conoscere dei luoghi dove poter magiare bene, con un’attenzione importante per la materia prima e delle professionalità nelle cucine, capaci di rendere le strade poco asfaltate dei percorsi gourmet. Accade a Centocelle, che tra un DOL e un Mazzo, ormai punti di riferimento importanti per l’enogastronomia, due ragazzi stiano per aprire la serranda su un progetto nuovo, colorato e realizzato dopo anni di alta cucina e Stelle Michelin conquistate in brigata. Loro sono Davide Lombardi e Valerio Chiacchierini e il loro progetto si chiama CENTO, un ristorante che si pone l’obiettivo di rompere gli schemi grazie ad una semplicità ricercata, alle eleganti intuizioni di una cucina creativa dai sapori decisi.
Cento è un teatro di strada e ogni parete del locale è stata concepita e realizzata per comunicare a chi vi entra l’identità di Davide e Valerio, ma soprattutto l’identità del quartiere che li ospita e dove Davide è tornato dopo esserci nato. Scommettere su un ritorno è scommettere su se stessi.
Appena si entra sulla destra c’è un murales che descrive in ogni singolo elemento la Centocelle suburbana, iniziando dal Centurione romano che ne determina il nome, passando per gli archi dell’acquedotto e arrivando all’aeroporto, ospitando un Pasolini che calcia il pallone, il tram che l’attraversa e Barbanera, un barbone che con la sua ape è ormai simbolo di quell’angolo di periferia. Sulla parete in fondo campeggia un altro murales che raffigura la pianta del quartiere e dove lungo le strade, sono evidenziate le iniziali di alcune vie a comporre il nome del locale: CENTO; infine, sull’ultima parete a sinistra, l’iconografia della loro offerta culinaria e del loro messaggio culturale legato alla cucina e alle loro personalità.
Tanti sacrifici per Davide e Valerio e non solo negli anni di lavoro e soddisfazioni che li hanno portati qui, ma anche e soprattutto, forse, nel riuscire a lottare contro la burocrazia elefantiaca e la complessità stagnante di un sistema che risulta essere, sempre più spesso, lontanissimo dalle esigenze di chi vuole investire in questo Paese. Più di vent’anni di cucina per ogni casacca, ognuna delle quali è fortemente legata al Convivio di Angelo Troiani, una formazione professionale iniziata da bambini a fronte di un sogno mai abbandonato e dopo gavette e conquiste adesso sono qui, a Centocelle, in attesa di poter aprire le porte a chiunque voglia affacciarsi ai loro piatti. Speriamo a giorni di poter contare su un posto nuovo, dal potenziale enorme e da una cucina in grado di appagare il gusto e la fantasia.
Noi (io e Sara), in esclusiva, nel mentre siamo andati a conoscerlo CENTO e a provare alcuni dei piatti che Davide e Valerio metteranno in carta; quello che sorprende, assaggiandone qualcuno, non è solo la conquista del palato attraverso equilibri ricercati, ma la sfrontata capacità, dettata dal talento, di rompere gli schemi e presentare cose diverse e addirittura sapori diversi, proprio dove e come non te l’aspetti, mescolati, mascherati, tra gli ingredienti di sempre. Prendi un carciofo alla giudia servito su una quenelle di baccalà mantecato, prendi uno spaghetto alla cacciatoria di dentice, pane croccante, polvere di olive disidratate e spuma di pomodorini, prendi un raviolo di “AmatriCina“, coppia di fatto tra amatriciana e sfoglia cinese, prendi uno stecco di Foie Gras croccante, col cuore di marmellata rossa e lo scudo di cioccolato e granella di nocciola igp; prendi infine un “Pulp Fiction”, un polpo blu trattato con la spirulina e servito con una maionese di agrumi.
Prendi Centocelle e portala da CENTO, in cucina, falla incontrare con la semplicità che gli appartiene e l’orgoglio di chi riporta a casa una storia bella; come quella di Davide e Valerio, che speriamo di continuare a raccontare tra non troppo tempo.