La storia che vogliamo raccontarvi oggi parla di una donna, Alessia Meli, che dopo una lunga carriera segnata da sacrificio, lavoro e soprattutto passione, oggi ricopre il ruolo di manager del ristorante l’Uliveto del Rome Cavalieri Walford Astoria Hotel. #ricettadidonna
Come è nata la sua ispirazione per il vino?
Si è trattato di imprinting, la passione che da sempre ha avuto mio padre per il vino e per il buon cibo. Ci sono sempre state bottiglie di pregio in casa e molte delle gratificazioni da bambina sono passate attraverso delicatezze provenienti da gastronomie storiche. L’interesse per il vino e per la figura del sommelier in particolare si sono sviluppati dopo i vent’anni.
Era in pieno corso di studi nella facoltà di Giurisprudenza, poi ha deciso di lasciare tutto. Cosa l’ha spinta?
Ho seguito l’istinto e una spinta fortissima ad assecondare la mia natura e le mie vere passioni che credevo potessero diventare anche il mio lavoro.
Insomma, un nuovo inizio…
E’ stato esattamente così, dal leggere dell’inizio del corso da sommelier sul giornale al mollare tutto quello che mi era andato stretto fino a quel momento.
Di questo ha avuto qualche rimpianto poi?
L’attimo esatto non l’ho mai rimpianto. Rimane solo il rammarico per mia madre che non ha mai perdonato l’interruzione degli studi ad un passo dalla fine.
Quale pensa sia il fattore chiave del suo successo?
Se di successo si può parlare, direi l’aver compreso di possedere una forte attitudine al contatto con il pubblico e aver con determinazione seguito un percorso professionale fatto di sacrifici ma volto a sviluppare le mie potenzialità senza mai risparmiarmi o farmi sconti. E poi direi gli incontri importanti che ti indicano strade e sbocchi ed intuizioni che non sottovaluto mai.
Quanti sacrifici si devono affrontare per raggiungere il suo livello?
Banalmente credo non si raggiunga nessun traguardo senza sacrifici. La differenza la fa la passione che metti nel lavoro, che ti spinge a studiare di più, a scoprire, a non fermarti mai, a migliorarti ogni giorno, a dare di più in un’aspirazione continua ad un completamento professionale ed umano che passa per incontri con una miriade di persone conosciute tramite una bottiglia che hai raccontato o un piatto che hai raccomandato. Al meglio delle tue possibilità.
Roma è una piazza competitiva, da donna le è sembrato ancor più difficile?
Riconosco la difficoltà della piazza romana e del settore in particolare, ma devo dire che mi sono posta, rispetto alla ricerca del lavoro o al suo svolgimento, in una prospettiva di assoluta neutralità.
Ovvero?
Ossia come professionista che ha sempre voluto dimostrare con i fatti competenze e obiettivi non con polemiche e recriminazioni. Raramente mi sono sentita discriminata o peggio sminuita in quanto donna. Forse perché per carattere sono molto determinata e ho una grande forza di volontà che mi spinge ad affrontare sfide a viso aperto e senza timori per niente e per nessuno, consapevole delle mie capacità e della possibilità di poter giocare partite aperte a qualsiasi risultato.
Poi l’arrivo all’Uliveto del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel
Un sogno che si realizza! Tutto è cominciato al Rome Cavalieri con il corso da sommelier e dopo tanti anni tornare in una veste nuova e con un vissuto ricco di aspirazioni soddisfatte, sfide vinte, colpi incassati è stata una forte emozione.
Un desiderio che viene da lontano…
Ho desiderato fortemente far parte dello staff del Rome Cavalieri. Ho partecipato al Recruitment Day organizzato nel 2019 e ho avuto la possibilità di sostenere diversi colloqui mettendomi in gioco e affinando la capacità di relazionarmi e dare il meglio di me in un’occasione importante come quella. Essere diventata la manager dell’Uliveto mi rende felice ed orgogliosa ma anche grata della possibilità affidatami.
Il coronamento di una carriera? O sogna altro?
Si tratta di certo di una tappa importante per me che mi sta dando molto più di quanto potessi immaginare. Ho trovato un ambiente di lavoro molto stimolante, un team di professionisti con cui potersi confrontare e dai quali continuare ad imparare sullo sfondo di un forte spirito di gruppo e senso di appartenenza. Penso di voler fare bene quello che ho cominciato un anno fa circa e possibilmente di farlo anche meglio, giorno dopo giorno. Ma al contempo desidero continuare ad investire su me stessa, sulla crescita della mia professionalità che vedo in continua evoluzione.
Ritiene esserci uno stile vincente con i clienti?
I fondamentali sono sorriso, tatto ed empatia. Sostengo sempre che la conoscenza genera sicurezza quindi capacità di risolvere abilmente i problemi che ci si possono presentare durante il servizio. In generale direi che un interesse e una cura sinceri e genuini per l’ospite e la capacità di dire sempre qualcosa di più e di fare sempre qualcosa di più rispetto a quanto richiestoci, fa decisamente la differenza. Essere sempre presenti e concentrati per capire effettivamente quali sono le reali necessità dell’ospite e farvi fronte nel più brillante dei modi.
Cosa si sentirebbe di consigliare ai giovani sommelier?
Un approccio che non sia mai dalla cattedra ma di sostegno gentile e discreto per poter far scoprire gioiosamente il vino a chi ne sa poco o confrontarsi con crescente competenza con chi ha già un palato più esperto. Uscire dagli schemi e sperimentare con sempre costante sete di nuova conoscenza.
Qual è, per lei, la ricetta di donna?
Vivo la mia femminilità con consapevolezza ed ironia, affrontando le debolezze e perdonandomi qualche volta, non sempre, le numerose mancanze. Il lavoro è una parte importante della mia vita ma, come molte equilibriste, ritaglio il giusto tempo per prendermi cura della mia famiglia e dei miei affetti che sono il porto sicuro in cui rifugiarmi per ritrovare l’energia e la giusta direzione.