Da quando ho fatto il mio ingresso nel mondo della ristorazione, di tempo ne è passato. E se il tempo mi ricorda che non sono più il ragazzo sbarbato che muoveva i primi passi come garzone di bottega, dall’altro mi fa pensare a quante cose hanno visto i miei occhi in questi 30 anni e a come è cambiato il mondo della ristorazione. Un mondo che oggi viaggia a una velocità inarrestabile e a un ritmo sempre più frenetico e incalzante. Il fenomeno del cibo come fonte d’intrattenimento non è certo una novità ma negli ultimi anni l’interesse del pubblico nei suoi confronti ha subito una decisa impennata.

Il food è diventato cool, generando un vero spettacolo intorno al quale si palesano nuovi attori, nuove situazioni e contesti, nuovi desideri, ridefinendo il rapporto tra ristoratore e consumatore. Oggi andare al ristorante non significa più solo “mangiar fuori”: si cerca un’esperienza che ci permetta di dire “abbiamo passato proprio una bella serata”. Si cerca la condivisione e la soddisfazione di un bisogno tutto emotivo, che si riassume solo in parte con il consumo di cibo ed è dettato da un desiderio di partecipazione al contesto a 360 gradi.

In altre parole, il food è diventato una calamita d’attrazione potentissima, perché sa rispondere ai desideri di un nuovo tipo di consumatore.

Un consumatore più esperto e consapevole in materia, più curioso, più attento ai dettagli e quindi più pretenzioso, che preferisce spendere il poco tempo libero a sua disposizione condividendo una food experience piuttosto che acquistando un paio di scarpe.

Ma quanto lavoro si cela dietro la necessità di soddisfare il bisogno emotivo del cliente?

È bene ripetere che l’esperienza parte dal piatto, ma non si completa in essa. Sono da tempo convinto che un cibo abbia tutto un altro sapore se gustato in un ambiente dalla giusta atmosfera. Ecco quindi che lo studio degli spazi e la scelta del design interno descrivono i tratti identitari di un locale tanto quanto il suo menu. Riuscire a disegnare posti che sappiano regalare una sensazione di grande piacevolezza e un senso di familiarità è determinante per il giudizio finale sulla qualità della serata. Il servizio di sala, ancora molto sottovalutato, è un fattore chiave per garantire il successo della performance ristorativa.

Costruire un format fatto di prodotto, architettura e grafica è un passaggio obbligatorio verso il successo ma oggi esistere nella realtà senza esistere sulla rete è come non esserci, per questo non può mai mancare un’attività di comunicazione.

Tutti questi elementi – ed altri ancora – sono essenziale per attribuire un preciso taglio al locale e regalare al cliente un’esperienza unica, ed è proprio quest’obiettivo che guida me e tutto il mio staff durante la progettazione di un nuovo format. Ascoltare il cliente, raccogliere le sue esigenze e proporgli nuove idee sono step fondamentali nel nostro lavoro e spiegano il successo di così tante realtà di diversa natura: ogni locale ha una propria anima pronta ad entrare in sintonia con lo stato d’animo del consumatore e offrire un momento di partecipazione esclusivo.

Chiudo quest’articolo con un pensiero a un uomo che è stato per me un grande mentore, Stefano Bonilli. Un grande giornalista enogastronomico dotato di una particolare sensibilità, quella di vedere in anticipo tutto quello che noi stiamo vivendo solo oggi. Un visionario come pochi che mi ha aperto gli occhi tanti anni fa.

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