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lunedì, Aprile 29, 2024

Benvenuti nella casa del Susumaniello

È situata pochi chilometri a nord di Brindisi la Tenuta Jaddico, 100 ettari dedicati alla coltivazione di autoctoni tra cui spicca il Susumaniello, varietà letteralmente resuscitata da Luigi Rubino che, con la moglie Romina Leopardi, porta avanti con lungimiranza e passione un impegno in continuo divenire che abbraccia le 5 tenute che fanno parte dell’azienda. Tenute Rubino è infatti la più ampia realtà vitivinicola del brindisino, un patrimonio di 280 ettari complessivi che si traduce in un milione di bottiglie annualmente prodotte. “La tenuta Jaddico è la casa del Susumaniello – spiega Romina -, non è la più grande, ma è la più rappresentativa. La storia di Tenute Rubino nasce con mio suocero Tommaso che possedeva i terreni, ma non trasformava le uve, le vendeva soltanto. È stato Luigi ad intuirne le potenzialità”. Da varietà quali il Primitivo, il Negramaro e la Malvasia bianca l’azienda ricava produzioni quantitativamente importanti, mentre quella del Susumaniello rappresenta una nicchia che, secondo l’annata, può arrivare al massimo a 11mila bottiglie. “La superficie a Jaddico è limitata – riprende Romina Leopardi -, il Susumaniello è generoso nella resa, ma solo in gioventù. Il suo nome significa ‘sul somarello’ e fa riferimento al carico sopportato dall’animale. Dopo 10/15 anni la resa si abbassa parecchio, anche se gradualmente, per questo anticamente è stato abbandonato e stava scomparendo”.

Una varietà resistente, dunque, a cui corrisponde però una difficile la gestione del vigneto, perché è proprio la vigoria giovanile che richiede ad esempio interventi di diradamento in pianta. “Inoltre il Susumaniello è tardivo rispetto alle altre uve, ad ottobre ci sono le prime piogge ed è più complesso far raggiungere la perfetta maturità fenolica”. La varietà qui si trova a proprio agio, a contatto con suoli sabbiosi, coccolata dalla brezza costante e allevata in impianti ad alberello. “In realtà è un sistema ad alberello modernizzato – spiega Leopardi – perché la distanza tra i filari è maggiore e consente alcune operazioni con le macchine, anche se la raccolta è manuale. Il Susumaniello è un vitigno che non si considerava, veniva raccolto insieme alle altre uve e semmai si usava per il taglio. Studiandolo si è perfezionato il tempo di raccolta per usarlo in purezza”. L’acquisizione della Tenuta Jaddico risale agli anni Ottanta, l’allora neolaureato Luigi Rubino capisce che proprio questa varietà così trascurata poteva dare risultati interessanti. Nel 1999 nasce Tenute Rubino e ha inizio l’avventura del Susumaniello. “Al tempo l’enologo era Cotarella – riprende Romina -, senza il suo apporto probabilmente questa varietà non l’avremmo mai vinificata. I primi due anni sono state fatte solo prove, anche disastrose perché la varietà non si conosceva. Nel tempo sono state sperimentate varie tipologie, partendo da un vino strutturato e maturato in legno, per la sua carica tannica, poi negli anni abbiamo capito che, cambiando i tempi di raccolta, si potevano ottenere anche vini come il rosato, il rosso più fruttato e il metodo classico”.

Poco distante dalla Tenuta Jaddico, è attualmente in costruzione la nuova cantina, in realtà uno spazio dalle mille anime inserito in un contesto a dir poco particolare. “Ci troviamo al confine dell’area naturalistica di Torre Guaceto – spiega Romina Leopardi -. Difronte c’è una immensa area archeologica in cui negli anni Ottanta è stata rinvenuta una villa appartenente ad un liberto di Cicerone dove c’era una fornace in cui si costruivano le anfore vinarie. Il progetto della cantina è il risultato di anni di viaggi intorno al mondo e sarà un luogo in cui gli spazi saranno polifunzionali, ospitando ad esempio il winebar, la sala degustazione e la sala convegni. Al termine dei lavori qui intorno verranno reimpiantati filari di Negroamaro ad alberello di più di 100 anni. L’inaugurazione è prevista nel 2023, nel frattempo stiamo lavorando per ottenere la certificazione Qualitas perché vogliamo seguire la strada della sostenibilità al 100%”.

SUSUMANIELLO NEL CALICE

Jaddico doc Brindisi riserva 2016

Negramaro 80%, Susumaniello 20%. Epoche di raccolta differenti, macerazione di 12/16 giorni secondo le annate seguita da malolattica in acciaio e affinamento in barrique nuove di legno francese per 8/10 mesi. Il colore risente della ricchezza antocianica del Susumaniello e “cela” la caratteristica tonalità granato del Negroamaro. Al naso esplode con note di frutta rossa (ciliegia, prugna, mora) addolcite da spezie. Bocca intensamente fruttata, freschezza supportata dal mix di tannini e acidità.

Torre Testa Doc Brindisi 2004

Susumaniello in purezza. Primo anno di produzione nel 2001, da allora sono uscite poche annate per scelta, a causa delle complesse condizioni climatiche. Vino evoluto, figlio del vigneto vecchio di 70 anni. Maturazione lunga, malolattica in acciaio e affinamento in barrique 14 mesi.

Colore rosso impenetrabile, note cioccolatose che attenuano i sentori fruttati. Ancora una volta grande freschezza e tannino appropriato. La prolungata sosta nel legno e l’età importante delle viti comportano una minore identità del vitigno che ha reso necessario l’impianto di nuovi vigneti, per mantenere la maggior componente fruttata nel vino.

Torre Testa Doc Brindisi 2017

Susumaniello in purezza. Vigneti giovani vicino al mare e in cui si è intervenuto con diradamenti importanti per raggiungere una buona qualità. Maggiore gradazione alcolica (15% vol) e maggiore equilibrio gustolfattivo dove torna preponderante la presenza del frutto, identitaria del vitigno. L’annata è ancora giovane per il consumo immediato, ma dal naso alla bocca traccia un identikit che parla di eleganza e persistenza straordinarie dove ancora una volta la finezza dei tannini gioca un ruolo di primo piano.

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